Asola Calcio Juniores 2010-2011: tempo di bilanci
L’estate scorsa, in occasione della presentazione della rosa juniores, come dirigente dell’Asola avevo detto che la squadra avrebbe dovuto competere sui due consueti fronti, rappresentati dal Campionato e dalla Coppa Faveri, introducendo però per la prima volta tra gli obiettivi anche la Coppa Disciplina.
Mentre come atto dovuto illustravo gli obiettivi che ogni dirigente di questa società pone d’estate, personalmente avrei messo la firma anche solo per un piazzamento a metà classifica nel girone, ma non conoscevo la potenzialità e le caratteristiche umane dei nuovi arrivi, una dozzina di giocatori che mai come quest’anno hanno rivoluzionato un gruppo abituato da anni a vincere tanto.
Non avevo quindi molte aspettative su vittorie e piazzamenti, ma mi sono ripromesso di impegnarmi al massimo per terminare l’opera di eliminazione di ogni traccia di errori di anni passati: spogliatoio spaccato e frammentato da gruppuscoli, mancanza di solidarietà tra giocatori e mancanza di rispetto nei confronti dei tecnici e della società stessa, cercando di curare l’immagine della squadra, attribuendole l’importanza che merita.
Il lavoro di ristrutturazione era già iniziato l’anno scorso ed aveva portato i suoi frutti, anche in condizioni non sempre delle migliori, ma quest’anno con orgoglio posso affermare senza timore di poter essere smentito, che dopo tanto tempo l’Asola è tornata ad avere una juniores della quale potersi compiacere, non per le vittorie, che pure sono state sfiorate, ma per il piacere reciproco che ha cementato il gruppo e che ha fatto in maniera di far lavorare con entusiasmo e impegno i tecnici, sempre all’altezza e competenti, ed il sottoscritto.
A differenza degli anni passati, non un centesimo è stato investito dalla società per la creazione di questa rosa: non sono stati rinnovati i prestiti, che riguardavano giocatori fuori quota, che avrebbero creato problemi di involontario turn-over, non sono stati acquistati nuovi giocatori in età e addirittura si sono lasciati liberi o in prestito oneroso giocatori giovani privi di attaccamento alla maglia, che sono stati utilizzati, senza risultato apprezzabile, da altre società anche contro l’Asola stessa.
Il Campionato ci ha visti protagonisti fin dalla prima giornata, per un po’ siamo anche riusciti a conquistare quel secondo posto in classifica, che ci avrebbe permesso di concorrere per il titolo di Campione Provinciale, ma abbiamo concluso con un onorevole terzo posto, attaccati alla coppia di testa e con un vuoto incolmabile alle spalle, il San Lazzaro, con il quale abbiamo fatto ben 4 punti tra andata e ritorno, e la Rivaltese hanno sempre potuto contare sulle quote giovani della prima squadra, sono squadre costruite per il Campionato Regionale e per rendercene conto sarà sufficiente seguire i risultati che avranno il prossimo anno.
Come di consueto la nostra coperta era corta, i giocatori che ci avrebbero permesso di fare il salto di qualità li avevamo, ma erano indispensabili al mister Pedretti, che con la prima squadra ha fatto un ottimo lavoro, facendo fruttare anche il nostro sacrificio, valorizzando e facendo crescere i ragazzi.
In Coppa Faveri abbiamo stentato ad ingranare nella fase a gironi e quindi anche qui, ai quarti di finale, abbiamo trovato il San Lazzaro che ci ha eliminati in una partita un po’ strana, che non ha mai dominato. Nell’attesa di vedere nero su bianco, stendo un pietoso velo sulle mie ambizioni di Coppa Disciplina: forse se non fossimo incappati in qualche arbitraggio sfortunato o scellerato (vedi Monzambano), avremmo potuto dire la nostra anche qui.
Certo è che la squadra in alcune occasioni ha mancato in maturità e troppe ammonizioni sono arrivate, completamente inutili, solo per proteste verso l’arbitro, per frasi poco riguardose verso qualche avversario, o per reazioni incontrollate anche dopo la fine della partita. Su questo punto c’è da migliorare e bisogna se non altro rendersi conto dell’assoluta inutilità di questi sfoghi: meglio scaricarsi con uno scatto bruciante sulla fascia o tirando qualche bordata con il pallone verso la porta avversaria.
Una stagione da “zero tituli”, è vero, ma che getta le basi per consolidare un metodo e uno stile, primari obiettivi da inseguire in futuro e non solo per la categoria juniores. Si tratta di un’opportunità e di una scommessa da non perdere.
Nei sette anni del mio rapporto di collaborazione con la società ho cercato di occuparmi per quel che mi hanno permesso il mio poco tempo libero e la mia scarsa capacità, di una categoria, raramente due, non per disinteresse nei confronti delle altre, ma per evitare sovrapposizioni di competenze e per manifestare la massima fiducia nei riguardi di chi aveva compiti analoghi.
Forse è giunto il momento di seguire la traccia lasciata dall’integrazione, formatasi quest’ultimo anno, tra staff ed organico di juniores e prima squadra: è un rapporto nato da circostanze favorevoli, per i meriti e la compatibilità delle persone, del quale avremmo da sempre avuto bisogno, ma che non avevamo mai raggiunto in passato e che dovrebbe invece diventare la regola in futuro.
Perché l’ambiente stesso della nostra società favorisca l’inserimento dei giocatori via via più giovani in un circolo virtuoso, è necessario che gli sforzi di tutti i preziosi collaboratori siano tesi nella stessa direzione.
Perché l’Asola possa essere identificata con un’immagine indispensabile in una moderna società sportiva, che abbia la sana ambizione di acquistare prestigio, o anche solo di non perderne, prima delle coppe e delle vittorie gli obiettivi da raggiungere, o da mantenere, a mio avviso saranno sempre il rispetto delle regole e la correttezza dei rapporti, ma anche la serietà (che senza cambiare il senso alle parole, qualcuno può leggere come professionalità) dell’attività svolta da atleti, tecnici, dirigenti e collaboratori, con la programmazione e la definizione dei compiti e delle competenze.
L’ottimizzazione delle risorse umane (attualmente idonee qualitativamente, ma non numericamente) ed economiche (cronicamente insufficienti) si può raggiungere solo spalmandole su tutte le categorie in egual misura per quanto possibile, dalla scuola calcio alla prima squadra, anche a costo di togliere magari qualcosa dove a volte possono essere state profuse energie in una direzione preferenziale.
Ritengo indispensabile per mettere in moto questo processo, destinato, una volta partito, ad autoalimentarsi in futuro, che si faccia un’analisi di ciò che nel sistema Asola vada mantenuto, incrementato, introdotto o eliminato: sono certo che in presenza della comune volontà che auspico, ciascuno di noi avrà voce e idee per attuare questo programma e qualche riunione in più rispetto al passato sarà utile allo scopo.
Buone vacanze a tutti i giocatori che hanno vestito quest’anno la nostra maglia ed alle loro famiglie e ai tifosi che ci hanno sostenuto e buon lavoro a chi vorrà collaborare a questa proposta di progetto.