Oltreombra – Visioni dall’anima: mostra di Emanuela Cerutti e Massimo Canuti a Villa Balestra di Rodigo 18-24 maggio 2014
“OLTREOMBRA” è il titolo della mostra d’arte che inaugura domenica 18 maggio 2014 alle ore 17,00 nelle sale di Villa Balestra a Rodigo e visitabile fino al 24 maggio, che vede come protagonisti Emanuela Cerutti e Massimo Canuti, artisti contemporanei che presenteranno le loro opere di pittura, disegno, fotografia e digital-art.
La mostra si inserisce nell’evento: “8 mostre… in 8 settimane & I luoghi sensibili“, rassegna che racchiude un nuovo concetto di esposizione, con cambi di allestimento a cura degli autori e con la collaborazione del Comune e dell’Ente Manifestazioni di Rodigo.
L’arte esiste da sempre. Da quando l’uomo, sul finire del paleolitico, ha iniziato a fissare istintivamente le forti emozioni provate nella caccia sulla nuda roccia di Lascaux o in altre grotte naturali disseminate nell’Europa mediterranea. Procurarsi il sostentamento con un’attività violenta basata sullo scontro fisico, doveva ingenerare molte ansie esistenziali, così come il buon esito doveva evocare magici rituali degni di raffigurazione rupestre.
Introduco questo “primitivo” concetto perché proprio l’istintualità è la cifra che caratterizza con tracce e solchi profondi le opere di Emanuela Cerutti e di Massimo Canuti. In essi non si percepiscono condizionamenti o emulazioni di altre esperienze artistiche: le immagini ci arrivano dirette, primigenie, incontaminate, indipendentemente dalla tecnica utilizzata.
Non è un caso che entrambi, in questo evento espositivo come in altri precedenti, si siano artisticamente confrontati, completati e talora assimilati, con naturale corrispondenza espressiva e condivisione di sensibilità. Volendo trovare un aggancio “curioso” al passato, le opere appaiono come il risultato di una sorta di “vedutismo” al contrario.
I dipinti certosini e straordinari di Van Wittel o del Canaletto, accuratissimi e minuziosamente dettagliati, cos’hanno in comune con i nostri artisti? Nel vedutismo veneziano, si ricorreva all’utilizzo della scatola ottica che, come una camera oscura fotografica, proiettava la veduta contro una parete, consentendo all’artista di tracciare con precisione la prospettiva e l’orizzonte del contesto paesaggistico desiderato, per poi completarlo arricchendolo magistralmente di figure e finissimi particolari.
Ebbene, Emanuela e Massimo compiono esattamente il percorso a ritroso: dall’interno della propria anima l’espressione creativa esce e si proietta all’esterno, materializzandosi nella multiforme produzione visiva, ricostruendo così la veduta interiore.
Il motore che muove il parto artistico è alimentato dall’emotività, dal proprio intimo sentire. Le personali capacità espressive sono il canale di transito e di emersione in superficie dei contenuti più profondi. Il marasma di irrequietudine, tristezza e di aneliti vitali si manifesta al mondo degli altri: nudo, tagliente, rutilante, materico. Le tensioni sbattono violentemente contro le pareti dell’anima e trovano un varco d’uscita alla luce attraverso una forte e primitiva espressività visiva, nobilitata dalla tecnica e dal notevole gusto artistico. Proiezioni dell’interiorità, quindi, disgregate in un volto, in un autoritratto poliedrico o declinate in forme animali crudamente reali o immaginarie, talora stemperate in movimenti indefiniti.
Le opere di Emanuela hanno inizio con l’acquisizione di immagini fotografiche (soprattutto autoritratti) che diventano il campo sperimentale e la materia su cui intervenire in post-produzione (digital art). Qui l’artista non si risparmia: con il software grafico destruttura, incide, sovrappone, trascolora e arricchisce fino ad ottenere l’impianto visivo originariamente pensato e voluto. Ecco allora che sulla “tela” si pro- ietta come su uno schermo l’irrequietudine e la tensione annidati nell’oscurità dell’animo. La trasformazione della realtà e della propria identità esercita un’attrazione fa- tale. Il cambiamento, la faccia che diventa maschera, rappresenta un’evoluzione sofferta ma elaborata con consapevolezza ed accettazione. Prende così forma una replicante, un “avatar” che da un lato esplicita il tormento dell’autrice, dall’altro si ammanta e si abbellisce con fiori, arbusti, textures e trame di falene. La deriva espressiva più recente di Emanuela è la propria trasfigurazione in clown: la maschera che ride amaramente in una visione esistenziale quasi crepuscolare, magistralmente drammatizzata fino all’iperbole.
Nelle opere di Massimo trionfa una piena corrispondenza concettuale tra anima e animale. Anima intesa come respiro vitale; animale inteso come essere autonomo, vivo fisicamente e filosoficamente, in quanto do- tato di respiro. Attraverso questa visione consapevole dell’essere vivente, si snoda il mosaico artistico dell’autore, che tratteggia le proprie creature con segno materico e deciso. Egli osserva il mondo naturale circostante e si pone all’ascolto di fremiti di vita: li carpisce e li traduce in segno, con tratto irruento ma al contempo fine nel dettaglio e nella descrizione visiva. Così l’immaginario si materializza in “so- stanza nera” che ridona vita agli esseri osservati ed evocati. In questa attenzione si ravvede l’influenza della psicologia e delle culture spirituali orientali che hanno dato impulso alla sua rinascita artistica. Gli animali di Massimo si manifestano attraverso un’azione onomatopeica e multisensoriale che crea empatia nell’osservatore: del “Porco” si ascolta il grugnito e si percepisce la laidezza del corpo, della “Vacca” il mansueto ruminare, dell’Uomo Pantera si coglie l’equivoca riluttanza, del Piccolo Cane il rantolo rabbioso e il digrignare dei denti. È l’anima-animale che prende corpo e si manifesta”.
Testo di Paolo Curti
Inaugurazione:
domenica 18 maggio 2014 ore 17,00, Villa Balestra, Rodigo (MN)
Orari di visita:
Feriali 15.30 – 16.30 (lun-ven), 15.30 – 18.30 (merc)
Festivi: 16.00 – 18.00 (sab-dom)
Organizzazione e promozione:
Comune di Rodigo (MN), Ente Manifestazioni di Rodigo