Viaggi e memorie, mostra fotografica di Daniele Pontiroli alla Casa di Rigoletto a Mantova 24 marzo – 22 aprile 2018
Daniele Pontiroli – Viaggi e memorie
A cura di Carlo Micheli, con la collaborazione di Alberto Butera
Casa di Rigoletto – Mantova
Dal 24 marzo al 22 aprile 2018
Sabato 24 marzo 2018 inaugura presso la Casa del Rigoletto di Mantova la mostra fotografica di Daniele Pontiroli intitolata “Viaggi e memorie”. La mostra resterà attiva fino al 22 aprile 2018.
L’esposizione è stata curata da Carlo Micheli, con la collaborazione di Alberto Butera. L’organizzazione è del Comune di Mantova – Ufficio Mostre. Stampa catalogo: Paolo Etturi – Mantova.
Giorni e orari di apertura
Inaugurazione: 24 marzo 2018, ore 18.00
Dal 24 marzo al 22 aprile 2018 tutti i giorni dalle ore 9.00 alle 18.00
Prezzi
Ingresso gratuito
Dove
Casa di Rigoletto
Piazza Sordello, 23 – 46100 Mantova
Dal catalogo della mostra
Daniele Pontiroli è una presenza ormai costante della cronaca giornalistica mantovana. Il suo lavoro di fotografo lo porta a seguire gli eventi, le inaugurazioni, i meeting, spaziando dalla politica all’agricoltura, dallo sport alla cultura. E qui viene spontaneo chiedersi se chi per lavoro deve documentare quanto accade nell’intera provincia, passando da un’auto accartocciata intorno a un palo all’inaugurazione di una palestra, possa mantenere intatto l’amore per la fotografia, quella con la “F” maiuscola, fatta di ricerca, di continui affinamenti del proprio linguaggio, di sperimentazioni. Questa mostra, allestita negli spazi della Casa di Rigoletto, è la risposta più lampante e convincente a questo interrogativo, perché ci offre la possibilità di ripercorrere e apprezzare alcuni passaggi fondamentali della ricerca personale di Daniele. Dagli appunti visivi di una Bretagna sospesa nel tempo, viaggio fisico in una terra d’elezione, alle “non fotografie” degli anni giovanili, alla scoperta dei limiti estremi dei procedimenti di sviluppo e stampa, quello di Pontiroli è sempre e comunque un “viaggio” alla ricerca di sè, da intraprendere con curiosità, abbandonandosi allo stupore, con nuovi occhi…
Il Sindaco
Mattia Palazzi
La Bretagna come luogo dell’anima, dove osare pensieri di fuga, di abbandono, di non ritorno. Un luogo da scoprire passo dopo passo, aspro e possente come un Calvados di campagna, sferzato e segnato dal vento come il volto di un lupo di mare. In questa atmosfera insieme lirica e selvaggia, Daniele Pontiroli annusa la dolcezza dell’approdo, e il suo sentire, il suo vedere, il suo cercare, sembrano placarsi appagati… Ma è la sensazione di un attimo: il viaggio diviene un interminabile abbraccio, esasperato, dilatato dall’uso dal grandangolo.
I luoghi sembrano sottostare alla furia del vento, si sgretolano insieme alle pietre instabili di chiese oltraggiate dal tempo, lasciandosi tentare dalla severità di un bianco e nero fortemente contrastato, cedendo, a volte, pure alle lusinghe del colore. Così amorevolmente interpretata e deformata, la terra di Bretagna si fa, in queste fotografie, terra “pontiroliana”, conquistata, fatta propria attraverso immagini che sfuggono ormai all’oggettività, per scivolare in una dimensione soggettiva quanto surreale, distorcendo per eccesso la realtà fino a lambire l’astrazione.
Analogo procedimento adotta Pontiroli in quelle “non-fotografie” apparentemente tanto distanti, che chiudono il catalogo e la mostra. Di fatto, dalla dilatazione esasperata di fotogrammi (o porzioni di essi) martoriati con acidi, bruciature, solarizzazioni, materiali accidentali, complice la stampa a contatto, si ottengono queste immagini astratte o, per meglio dire, sperimentali. Il termine “non-fotografie” appare infatti inadeguato, visto che a venir meno è solamente l’uso della fotocamera, non quello dei procedimenti di stampa. I risultati sono tanto casuali quanto sorprendenti e gran parte del fascino di queste immagini deriva dalla loro irriproducibilità, dall’impossibilità di ricreare le stesse condizioni che hanno dato vita a questi azzardi estetici. Ma l’idea della dilatazione del reale, fino a ingenerare una totale decontestualizzazione dell’oggetto rappresentato -sia esso un paesaggio, una chiesa o un fotogramma lacerato- è alla radice della ricerca di Pontiroli, sempre e comunque. Se nel caso del viaggio bretone la deformazione grandangolare asseconda ed esaspera gli effetti del vento, l’orizzontalità del paesaggio, la stortura di un muro secolare, in questo viaggio mentale fatto di sperimentazioni estreme è il concetto stesso di realtà ad essere messo in discussione, dal momento che oggetti tangibili, tridimensionali, assolutamente reali e appartenenti alla nostra quotidianità danno vita a immagini del tutto orfane di ciò che le ha generate. Inoltre, a differenza del ciclo bretone, che trasuda compiacimento estetico e amore per i luoghi, queste prove non hanno memoria, non conservano traccia del loro vissuto, pur essendo ricche di fascino ed esteticamente stimolanti.
Carlo Micheli
DANIELE PONTIROLI – IL COLORE DEL VENTO
Le due sezioni della mostra di Daniele Pontiroli non hanno nulla in comune se non la firma dell’Autore. Neppure lo sguardo critico più attento potrebbe attribuire alla stessa mano i giovanili chimigrammi (siamo nei primi anni ’70) e il recente, possente inno alla petrosa Bretagna.
La prima propone una ricerca proclive all’astrazione, docile all’impulso a superare gli steccati delle accademie, i limiti delle convenzioni. Manipolando con mezzi impropri il procedimento fotografico, Pontiroli recupera ed elabora la lezione di un provocatore come Man Ray; di un Pierre Cordier inventore del chimigramma; di un Ugo Mulas, quando scavava la verità nascosta sotto l’apparenza ingrandendo un fotogramma oltre il dettaglio, fino alla pura grana, a un grumo informe al di là di ogni possibile lettura. È la bandiera della ribellione, issata in quel vento impetuoso di libertà che, levatosi dal leggendario ’68, travolgerà barriere e resistenze secolari.
Forse è proprio il vento il trait d’union con la seconda parte: lo stesso vento che, dopo quasi mezzo secolo, l’Autore ritrova – significante e significato – in quel lembo estremo del continente: la francese Bretagna. Non è un reportage di viaggio, ma il viaggio fatale di un artista.
Ci sono luoghi che ti aspettano a lungo… Luoghi che non conosci, dove, alla fine, ti conduce una circostanza che credi fortuita ma che, ben presto, rivelerà una sua segreta valenza di necessità. Con la Bretagna, destinazione scelta da amici coi quali ha condiviso una vacanza, Daniele Pontiroli approda – lo afferma lui stesso – nel suo “luogo dello spirito” per eccellenza, e che dunque si fa simbolo della sua vita, di una patria ritrovata dopo un lungo inconsapevole esilio. Le splendide fotografie che ne riporta mostrano un paesaggio prodigioso, epico… Ronchiose insenature, aspri arenili, cieli da sortilegio… Manufatti come roccia modellata dal vento. E non importa che siano una barca insabbiata, una chiesa, un cimitero o un menhir: nell’univerbante linguaggio dell’Autore, appaiono tutti come dirette proiezioni degli Archetipi.
Bianco e nero e grandangolo sono la cifra dominante. Le sapienti inquadrature grandangolari fissano l’essenziale al pari di uno stringato teleobiettivo, senza, per questo, precludere allo sguardo le vie di fuga verso incessanti altrove. L’estremo altrove è l’oceano, planetaria sineddoche dell’infinito. Il bianco e nero è il culmine del rigore formale. A volte, però, un cromatismo cogente nella granitica severità della composizione reclama il suo diritto. E allora Pontiroli indulge al colore, offrendoci scorci meno scabri e più domestici, come un incantevole bagnasciuga dove sostano lontani turisti, o una casa bretone che, in un sereno ritaglio verde di quasi provenzale dolcezza, la paglia del tetto e un pennacchio di fumo rivelano abitata.
Daniele Pontiroli, mantovano, vuole tornare là, dove sente la sua casa e la sua meta. Sono le sue foto a tradire questo paradossale sentimento di nostalgia.
Doriano Bassi
Scritto da: MantovaNotizie.com
Data: 19 Marzo 2018
Categoria: Fotografia, Mostre