Freccia d’Europa: a piedi da Mantova a Strasburgo
Freccia d’Europa. A piedi da Mantova a Strasburgo
I camminatori di Freccia d’Europa – in partenza da Mantova il 1° giugno 2013, tappe a Cesole, Sabbioneta, Sissa – contano di arrivare a Strasburgo lunedì 8 luglio 2013.
A piedi per quasi novecento chilometri con l’intento di rivendicare un’Europa “dei popoli” e non solo delle banche: Europa declinata al plurale – federalista pacifista e libertaria (nell’accezione kantiana) – così come l’avrebbero voluta alcuni tra i suoi “padri” fondatori e in particolare Ernesto Rossi e Altiero Spinelli nel loro Manifesto per un’Europa libera e unita, meglio noto come Manifesto di Ventotene.
Fanno parte del folto gruppo anche alcuni noti scrittori, editori e studiosi come Tiziano Scarpa, Antonio Moresco, Carla Benedetti, Antonio Franchini, Maria Pace Ottieri.
Il senso profondo di questo cammino è ben sintetizzato da Antonio Moresco nel testo che segue. L’Europa è un crogiolo di popoli venuti da tutti gli angoli della terra, di lingue, di destini, di sofferenze, di lotte, di sogni. Circa mezzo milione di anni fa alcune femmine e alcuni maschi di una specie mai vista prima che si era alzata su due sole zampe sono arrivati in questo continente boreale con uno sterminato cammino di molte generazioni attraverso un mondo misterioso e abbagliante come un’apparizione. Da allora in poi la storia dell’Europa è stata un susseguirsi di invenzioni ardite, di realizzazioni di sogni che sembravano fino a un momento prima impossibili, ma anche di sopraffazioni, ingiustizie, guerre, genocidi, fino all’ultima e più grande guerra mai combattuta su questo pianeta e all’orrore assoluto dell’Olocausto. L’Europa che abbiamo di fronte in questi anni sembra immobilizzata da un incantesimo. In essa non sembra essere più possibile la grandezza. Egoismi nazionali di breve respiro, opportunismi, doppio gioco, sorrisi di facciata dietro i quali si nascondono inimicizie segrete, inganni, sospetti, prosecuzione delle antiche guerre con altri mezzi, la nuova tirannia della dimensione economica eretta a orizzonte unico della vita e del mondo, che espropria i cittadini di ogni comprensione di quanto sta veramente accadendo e di ogni possibilità di partecipazione e di trascendenza, una democrazia spesso di sola facciata, dietro la quale stanno operando da tempo organismi multinazionali sottratti a ogni possibilità di controllo collettivo e una nuova casta economica e finanziaria mossa solo da spietate dinamiche interne, che si sposta come le nuvole di cavallette lasciando dietro di sé desertificazione e dolore, mentre gli occhi delle maggioranze sono invece puntati sulle disonorevoli gesta di altre caste politiche ormai in declino… Tutto questo mentre in altre parti del mondo sorgono colossi antichi e nuovi, che stanno in molti casi ripercorrendo e facendo proprie le stesse logiche implosive e senza futuro che sono state perseguite dalle potenze europee nel corso del tempo. Tutto questo mentre occupiamo solo una piccola porzione pari al 2 per cento della superficie di un pianeta di media grandezza nato circa 4,5 miliardi di anni fa e che ruota attorno a uno dei miliardi di stelle di gas che sta bruciando in un braccio secondario di uno dei miliardi di galassie che popolano l’universo. Durante l’ultima guerra mondiale, dal carcere di Ventotene, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, facendo il bilancio di due devastanti conflitti e dei totalitarismi nati in questo piccolo continente, hanno additato come via d’uscita e nuovo e diverso inizio un’Europa federale libera e unita. Prima di loro altri avevano immaginato e sognato un’Europa dei popoli in contrapposizione alle soffocanti caste dominanti di allora: Michelet, Guizot, Mazzini, Cattaneo… Dopo di loro, attraverso una serie di atti politici di grande respiro, uomini come De Gasperi, Schuman e molti altri hanno cominciato a dare il via a questo sogno. Com’è diversa l’Europa che abbiamo di fronte da quella sognata dai suoi fondatori! Quale potrebbe essere, nel mondo interconnesso di oggi, il nuovo posto dell’Europa? Quello che oggi l’Europa potrebbe dare non è una riedizione sotto altre forme della sua antica arroganza, di quando colonizzava ed espropriava territori enormi col pretesto di civilizzarli, massacrando i suoi antichi abitanti e impossessandosi delle sue materie prime e delle sue economie. Ma neppure la malinconica e disillusa saggezza da sopravvissuti di un continente-cimitero ormai avviato su un binario morto. Noi sogniamo un’Europa unita che possa diventare un continente sperimentale ancora capace di grandezza e visione, dove si possa contribuire a far nascere una nuova e diversa possibilità di vita su questo pianeta sovrappopolato e stremato e una nuova avventura, in un momento cruciale per la nostra specie, una specie che si è autoproclamata la più intelligente del mondo ma che invece si sta dimostrando la più ottusa, la più rapace, la più incorreggibile, la più suicida. Non possiamo sempre e solo crogiolarci nel rancore e nell’accusa e nello stesso tempo aspettarci le cose dall’alto, da organismi che spesso ruotano attorno alla propria autoreferenzialità e che non sono in grado di uscire dalla propria unica orbita e dal proprio vicolo cieco. Dobbiamo avere il coraggio di compiere gesti autonomi e prefiguranti, di lanciare dei segnali, per dire che i popoli d’Europa vogliono rompere l’incantesimo e rimettersi in movimento, che vogliono contribuire alla nascita di un nuovo continente. La rivista e l’Associazione “Il primo amore”, dopo un cammino a piedi da Milano a Napoli per ricucire l’Italia con i nostri passi, che si è svolto l’anno scorso e che abbiamo chiamato Cammina Cammina, dopo il lungo viaggio irradiante da ogni punto cardinale del nostro Paese verso il suo cuore terremotato de L’Aquila, che si è svolto nei mesi scorsi e che abbiamo chiamato Stella d’Italia, vuole dare adesso il suo piccolo contributo a questo sogno con un cammino dall’Italia a Strasburgo, sede del Parlamento Europeo, seguendo l’antica via Francigena dei pellegrini, che chiameremo Freccia d’Europa. Un cammino che è partito dall’Italia ma a cui hanno partecipato anche altri camminatori provenienti dagli altri Paesi europei attraversati e da altri più lontani ancora, convergendo verso la punta di questa freccia per rilanciarla. Con partenza da Mantova, perché alle sue porte sono stati scoperti alcuni anni fa gli scheletri di due ragazzi abbracciati, provenienti dalla preistoria, che sono attualmente conservati nel Museo Archeologico di questa città. È proprio da lì che vorremmo partire. Per dire che l’Europa è cominciata prima, prima della sua storia, prima delle sue terribili guerre e dei suoi genocidi. E che può continuare anche dopo, continuerà, in modi e forme che noi in questo momento non riusciamo ancora neppure lontanamente a immaginare ma che possiamo contribuire a inventare. L’organizzazione di questo nuovo cammino andrà di pari passo con l’elaborazione di idee e proposte che faremo conoscere via via attraverso i nostri siti. Ma vorremmo farci tramite anche di altre idee e proposte, di associazioni e di singoli, per portarle a conoscenza del maggior numero di cittadini italiani ed europei che riusciremo a raggiungere. E per farle circolare – col movimento stesso dei nostri corpi – in tutte le occasioni pubbliche e in tutte le sedi istituzionali e non istituzionali che hanno dato accoglienza e ascolto.
Informazioni:
Giovanni Giovannetti 3338824803
http://camminacammina.wordpress.com/category/freccia-deuropa/
Scritto da: Giovanni Govannetti
Data: 28 Maggio 2013
Categoria: Eventi