Federico Bellomi, Colore segno, dai paesaggi alle opere sacre. Mostra a Mantova 15 settembre – 4 novembre 2018
Alla Casa del Mantegna di Mantova dal 15 settembre a 4 novembre 2018 vi si terrà una mostra dal titolo Federico Bellomi, Colore segno, dai paesaggi alle opere sacre.
L’opera di Federico Bellomi è stata più volte, negli anni passati, recensita da quotidiani nazionali e internazionali.
Nell’esposizione di Mantova sono presenti molti paesaggi ad olio su tavola e disegni di varie dimensioni preparatori per opere sacre anche di grandi dimensioni come Arbor Redemptionis.
Sono presenti cinque grandi cartoni di 2 metri per 5 metri.
Questi cartoni, non forati sono quelli che Federico Bellomi ha utilizzato per l’opera Arbor Redemptionis una tempera di caseina lattica che si trova presso la chiesa di Lugagnano di Sona, Verona, rappresentante la storia della salvezza. Federico Bellomi, pittore veronese scomparso nel 2010, è sempre rimasto fuori dai circuiti che hanno caratterizzato il Novecento artistico italiano.
La sua opera fu sempre apprezzata e, anche se l’artista rimase sempre restio nella promozione dei suoi lavori, conosciuta negli ambienti artistici e culturali italiani.
Le opere esposte, per lo spazio espositivo, non sono molte proprio per dare la possibilità allo spettatore di soffermarsi mettendosi in ascolto di ciò che la visione dell’opera può suscitare nel proprio animo. Federico Bellomi rimase sempre lontano dai movimenti artistici che caratterizzarono l’Italia del dopoguerra.
Tale atteggiamento gli consentì di rimanere fedele nelle sue scelte estetiche senza condizionamenti.
Artista che ha sperimentato varie tecniche: affresco, olio, scultura in marmo ed in bronzo, terrecotte, incisione, con una predilezione, negli ultimi vent’anni della sua carriera, per l’antica tecnica della tempera di caseina lattica realizzando opere monumentali in sedi pubbliche e private.
Nella prima parte di questa esposizione che ha per titolo Colore Segno dai paesaggi alle opere sacre, sono presenti molte opere a cavalletto soprattutto paesaggi dipinti en plein air durante alcuni viaggi che l’artista fece, prevalentemente negli anni Settanta del Novecento, in Europa in particolare Olanda, Germania, Spagna e Francia e anche in Italia.
L’assoluta centralità e predominanza del colore nel paesaggio e la quasi sua assenza nel disegno possono sembrare condizioni espressive inconciliabili. Non era questo il pensiero di Federico Bellomi che riteneva la padronanza del disegno fondamentale e centrale.
Segno e colore erano, nella sua poetica, elementi complementari e parimenti necessari, in perenne dialogo, in costante equilibrio. Un equilibrio asimmetrico e pertanto ricco di tensioni, un dialogo che a volte diventa scontro. Il segno deciso è ben visibile nelle pennellate nervose e veloci dei paesaggi ad olio. Il nostro sguardo viene maggiormente rapito nella visione di un paesaggio.
Siamo attratti dalle masse di colore, dalle forme, dagli spazi e portati in luoghi inusuali della nostra mente dove affiorano le emozioni. Per cogliere ed immergerci in queste emozioni dobbiamo necessariamente costruire il silenzio attorno e dentro di noi per arrivare, nell’osservazione dell’opera, a quello stato meditativo che coinvolge tutto il nostro essere.
In questo percorso espositivo si arriva gradualmente alla figura e alla dimensione del segno con le opere Flamenco e Serrana dove i personaggi raffigurati giocano interagendo con il paesaggio e con Modella dove l’incompiuto è protagonista.
Ritroviamo questo segno fermo e graffiante nei disegni e nei cartoni per affresco realizzati a matita, penna, pastello, sanguigna e fusaggine. Il segno è pieno di quella forza espressiva che induce lo spettatore a soffermare lo sguardo sull’opera quasi costretto a seguire a lungo ed attentamente quelle linee scoprendo quanta bellezza si trovi in una curva morbida del corpo, nei lineamenti di un viso, nel tratteggio che crea volume. Il segno diviene così protagonista delle storie che attraverso di esso ci vengono narrate. Ciascun segno racchiude in sé il gesto di chi lo crea, ne diviene conseguenza visibile di tutte le emozioni che può contenere e che ci rimanda. La nostra attenzione viene catturata dall’insieme dei segni ancor prima che nella mente sopraggiunga la decisione consapevole di osservare e quando ciò accade affiorano le nostre più recondite emozioni.
Nella seconda parte del percorso espositivo sono visibili gli studi preparatori per opere prevalentemente di carattere sacro.
Sono presenti cinque grandi cartoni in scala 1:1 dell’opera Arbor Redemptionis, una tempera di caseina lattica di duecento quaranta metri quadri presente nel transetto laterale destro della chiesa di S. Anna a Lugagnano di Sona (VR), ultima opera sacra di grandi dimensioni di Federico Bellomi, inaugurata nel dicembre del 2005.
Nel catalogo sono presenti uno scritto sull’esposizione di Elisabetta Barisoni responsabile di Cà Pesaro e uno scritto di Rodolfo Signorini curatore del museo d’Arco di Mantova.
Dove
Casa del Mantegna
Via Giovanni Acerbi, 47 – 46100 Mantova (MN)
Giorni e orari di apertura
Inaugurazione sabato 15 novembre 2018 alle ore 17.30
Dal 15 settembre al 4 novembre 2018
Da mercoledì a domenica dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle ore 14.30 alle 18.00
Prezzo
Ingresso libero
Scritto da: Associazione Federico Bellomi Artista
Data: 4 Settembre 2018
Categoria: Mostre