Mostra Gabriella Capodiferro a Mantova 20 ottobre – 8 novembre 2018
La Galleria “Arianna Sartori” in via Ippolito Nievo 10, a Mantova, dal 20 ottobre all’8 novembre 2018, presenterà una mostra personale della pittrice teatina Gabriella Capodiferro intitolata “Luce Acqua Vento 2. Luce e Ombra, Incisioni e dipinti”.
L’esposizione mantovana segue la personale “Luce Acqua Vento”, tenutasi con grande successo nel 2016, a Venezia, città dove la Capodiferro ha vissuto importanti momenti formativi giovanili all’interno della locale Accademia di Belle Arti, sotto la guida di grandi maestri come Bruno Saetti e Carmelo Zotti.
Per questa nuova importante esposizione, Gabriella Capodiferro esporrà una serie di trenta dipinti, dei quali ben ventotto sono inediti, mentre due provengono dalla precedente esposizione.
Durante la vernice, alle ore 17,30, sarà presentata inoltre, la cartella d’incisione “Trittico” contenente tre acqueforti di Gabriella Capodiferro, realizzata dall’Atelier Aperto di Nicola Sene e Silvano Gosparini, edizione “Venezia Viva”, tre poesie di Tagore e una preziosa presentazione di Enzo Di Martino che in passato ha curato, tra gli altri, mostre di Morandi, De Pisis, Vedova, Turcato, Paladino, Sassu, solo per citare alcuni dei nomi più significati dell’arte contemporanea italiana.
Un Trittico nel segno della poesia
Come molti esempi storici documentano, sappiamo bene che esistono relazioni misteriose tra il segno inciso all’acquaforte e le parole di una poesia, forse perché entrambi manifestano, ognuno con la propria specificità espressiva, una possibilità evocativa piuttosto che descrittiva o narrativa.
Accade anche nel rapporto evidente che si può notare in queste tre preziose incisioni calcografiche di Gabriella Capodiferro che lei stessa ha voluto accostare, sollecitata forse dalla pura emotività, a tre enigmatici poemi del grande Tagore. Le tre incisioni della Capodiferro configurano spazi irreali, non immediatamente riconoscibili, attraversati da segni di diversa valenza formale ed espressiva, immersi peraltro, almeno in due casi, in una atmosfera di sospesa surrealtà derivante da una intensa e coinvolgente tessitura granulosa che sembra emergere dall’interno della stessa materia.
Una delle tre incisioni è invece affidata al solo segno, organizzato per gruppi all’interno di un campo bianco, che esprime tuttavia differenti graduazioni di valenze formali oltre che emozionali.
In tutti e tre i casi lo spazio appare sempre e comunque un elemento che conta, cioè estremamente significante di un avvenimento visivo inatteso e sorprendente, prima inesistente. Perché, a ben vedere, i segni che lo occupano stabilmente derivano da significativi gesti espressivi e configurano infine veri e propri segnali poetici.
I tre pensieri poetici di Tagore hanno a che fare anch’essi con realtà non riconoscibili immediatamente perché evocano a volte “il Grande, colui che vede la Verità Suprema oltre il tempo e lo spazio”, mentre altre volte obbligano a misurarci con concetti quali “l’informe e l’illimitato” perché, dice infine il grande poeta indiano, “tessute sono le vesti della terra con trame di verde e azzurro”.
Si tratta di riflessioni evidentemente distanti dalla quotidianità, in grado al contrario di condurci all’interno di una straordinaria e coinvolgente condizione di intensa spiritualità. Ma la cosiddetta religiosità di Tagore ha però a che fare con un pensiero riconoscibile a tutte le latitudini perché pone sempre al centro l’uomo e la sua avventura esistenziale, ad esempio quando afferma “tu, mio Signore, ti tiri in disparte per lasciami posto, ch’io possa colmare la mia vita”.
Appare infine per tale via uno straordinario “trittico poetico” fatto di segni e di parole che, nella loro comune spiritualità, risultano insediarsi stabilmente, e divenire perciò incancellabili, nella mente e nel cuore di ciascuno di noi.
Enzo Di Martino, Venezia, settembre 2018
Mattino – 1940
Fra gli affanni e le pene della vita,
Questo messaggio dei saggi brilla lucente
Nel mio cuore:
“L’Immortale si manifesta in gioia”
Mostrar l’inverso è solo ingegno vano,
cercando di sminuire il Grande.
Colui che vede la Verità Suprema
Oltre il tempo e lo spazio, nella sua interezza.
(Tagore)
Da Mezzodì – 1941
Bagnate nella luce mattutina
Tutte le cose sono fatte sane e belle.
L’informe, l’Illimitato,
Con la sua pietra di saggio forme di Gioia crea.
Sotto l’ara del sempre-vecchio
È consacrato il sempre-nuovo.
Al sole e all’ombra,
Tessute sono le vesti della terra
Con trame di verde e azzurro.
(Tagore)
Raccolta di frutti, LXXV
Fu solo ieri ch’io venni nella tua terra,
nudo e senza nome, con un debole vagito.
Oggi la mia voce è lieta,
mentre tu, mio Signore,
ti trai in disparte per lasciarmi posto,
ch’io possa colmare la mia vita
(Tagore)
In occasione della mostra mantovana Maria Gabriella Savoia ha posto alcune domande all’artista Maria Gabriella Savoia – Quali sono le motivazioni e i temi che l’hanno condotta ad allestire questa mostra? Gabriella Capodiferro – Ho voluto realizzare questa Mostra di Mantova in vista di un approfondimento linguistico – compositivo dell’immagine. Immagine il cui contenuto narrativo continua e sviluppa il tema Luce acqua vento, isolandone un solo elemento: LUCE. La Luce con il suo alter ego: l’OMBRA.
MGS – La luce e l’ombra sono stati, già nei secoli scorsi, motivo di approfondimento anche da parte di famosi artisti e non solo italiani. GC – Quando nel ‘600 nasce consapevolmente questa necessità espressiva e compositiva il colore subisce una modificazione strutturale; perde la brillantezza cromatica in favore della tecnica del chiaroscuro. Il colore viene modellato con il bianco e il nero o il bruno per raggiungere il massimo valore drammatico. Nell’800 gli Impressionisti pongono l’attenzione sul colore come luce e le ombre non sono più scure, ma colorate. Quando con l’Espressionismo e più tardi con l’Arte moderna e Contemporanea si assume il colore come elemento costitutivo primario della composizione visiva viene scoperto il suo valore intrinseco ed il suo potenziale. MGS – Considera la sua ricerca limitata allo studio del colore? GC – Nella mia ricerca il colore si fa: Luce, Movimento (= vento), Trasparenza (= acqua) e si presenta nella purezza del pigmento base che modifica il suo tono attraverso vari materiali e diversi metodi esecutivi a carattere stratigrafico. Nelle opere presenti in Mostra ho cercato di sviluppare un solo particolare aspetto del colore, la capacità di farsi Luce od Ombra senza spegnere la saturazione dei pigmenti. MGS – La problematica del forte contrasto è una delle motivazioni che l’hanno condotta verso l’incisione? GC – Anche nell’acquaforte ho ricercato il contrasto tra il nero puro e la morbidezza della luce tramite gli inchiostri calcografici. La Luce e l’Ombra cromatiche disegnano situazioni compositive dinamiche, nell’evento di multi direzioni spaziali, di rimandi contrappuntistici e di suggerimenti percettivi di spazialità ampia e limpida o rarefatta e sospesa. Tale linguaggio visivo, accompagnato al gesto segnico della materia cromatica risponde perfettamente anche al mio bisogno interiore di indagare lo spirito della Creazione e farmi ascolto di esso con la stessa domanda di ciascun essere umano, ieri come oggi: “chi sono, da dove vengo e dove vado”. Nel mio caso la domanda è dentro il tema “L’ombra delle realtà future” che in questi due anni ho voluto approfondire sotto varie “luci e ombre”.
Gabriella Capodiferro
La formazione artistica di Gabriella Capodiferro avviene presso l’Istituto Statale d’Arte di Chieti e poi presso la Accademia delle Belle Arti di Venezia, sotto la guida dei maestri Bruno Saetti e Carmelo Zotti.
Ha insegnato disegno e storia dell’arte nei Licei di stato. Dirige da anni un laboratorio creativo per adulti presso il suo studio. Numerose le personali e collettive tenute a Roma, Perugia, Assisi, Terni, Milano, Treviso, Este, Padova, Bologna, Venezia, Neuchâtel.
In particolare le collettive dal 2000 in poi: In corso d’opera – itinerari abruzzesi; 40° Premio Vasto (CH); Haesthesis – memoria e presente a Termoli (CB); I labirinti della bellezza, 59° Premio Michetti a Francavilla al Mare (CH); 37° Premio Sulmona (AQ); Arte al femminile – Artiste al Castello di Nocciano (PE); Casoli Pinta ad Atri (TE); Sestetto d’arte, Casa Natale d’Annunzio – Pescara; Arte no caste: creatività senza etichetta presso L’Aurum-La fabbrica delle idee, Pescara.
Tra le Personali più recenti: nel 2003 Il mare è sulla terra alla Pescheria vecchia di Este (PD); nel 2007 Gabriella Capodiferro cum discipulis al Museo delle Arti del Castello di Nocciano (PE); nel 2008 Sulle tracce di Gabriele d’Annunzio al Museo Casa Natale di d’Annunzio a Pescara; nel 2011 Il grembo della dea madre al Museo Archeologico della Civitella a Chieti, con la pubblicazione della monografia, per i cinquanta anni di attività, dal titolo Icona in rarefazione. Nel 2016 due importati personali; la prima a Pescara nella storica sede della Fondazione Pescarabruzzo dal titolo Incontro tra due artiste: B. Brand e G. Capodiferro e la seconda a Venezia alla Schola dei Battioro e Tiraoro, dal titolo Luce acqua vento.
Scritto da: Arianna Sartori
Data: 16 Ottobre 2018
Categoria: Mostre